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Kum Nye

Kum Nye

Qualcosa dentro di me ha raggiunto il luogo Dove il mondo intero è in
me e respira. Stendardi invisibili si agitano al vento
Sulla vetta della montagna.
Kabir dice: il mio corpo di desiderio sta morendo e il desiderio Del mio cuore sta nascendo. 

 

KUM significa corpo, corpo incarnato. NYE significa massaggio.

La tradizione scritta del Kum Nye è contenuta nei testi medici tibetani oltre che negli antichi testi buddhisti Vinaya che trattano del vivere in base alle leggi fisiche e universali e includono ampie descrizioni di pratiche di guarigione. Il Kum Nye rientra pertanto nella linea delle teorie pratiche spirituali e mediche che collegano la medicina tibetana con quella indiana e cinese. Tale linea ha dato vita a molte discipline, tra cui lo yoga e l’agopuntura, costituendo inoltre la base di molte delle recenti discipline che si fondano sull’interazione tra mente e corpo.

Il Kum Nye è una pratica di rilassamento capace di sbloccare e aprire tutto il nostro essere e il cuore, donando un profondo apprezzamento per ogni aspetto dell’esistenza e permettendoci così di vivere in modo più armonioso, libero, fiducioso e grato.

La pratica del Kum Nye aiuta a ridurre il flusso dei pensieri: le esperienze legate al movimento lento e consapevole sono infatti utili per ridurre le distrazioni. 

La maggior parte di noi non può smettere di pensare, ma possiamo iniziare a notare i piccoli istanti senza pensieri e percepire come ci sentiamo diversi in quei momenti. I movimenti molto lenti ci aiutano a mantenere la consapevolezza più vicina possibile all’esperienza fisica, lo “stare con” piuttosto che “fare qualcosa per”.

Il Kum Nye non è una pratica dove si fa qualcosa, è una pratica ricettiva dove le forme (gli esercizi) sono semplicemente dei veicoli che ci conducono al presente, ma mano che ogni istante sorge: invece di “farenoi le pratiche, lasciamo le pratiche facciano noi! Questa pratica di rilassamento ci aiuta ad attivare un ascolto aperto, senza giudizio, nei confronti di qualsiasi cosa sia presente, riposando nel respiro e permettendo al respiro stesso di portarci a casa, nel nostro corpo. Potremmo notare come sia possibile dimorare nel momento presente in questo momento; notare ciò che passa e ciò che c’è; notare il movimento e il cambiamento che è presente in ogni istante.

   

Il Kum Nye ci aiuta a rendere più cosciente ciò che non è cosciente, visto, sentito. Infatti non ci è possibile comprendere in modo diretto le emozioni subliminali, bloccate o frenate che si manifestano nel corpo (es. tremori, dolore, evitamennto, agitazione, sopore eccetera).

Il Kum Nye conduce alla comprensione che il trattenere la dinamica emozionale vada ad ostruire il naturale flusso energetico.Tutto ciò che viene represso si manifesta nel corpo e nella mente in proiezioni e ciò che riteniamo cattivo, disgustoso, nocivo viene proiettato all’esterno, sugli altri: il nostro inconscio dirige la nostra vita più del nostro conscio. Pensiamo di avere controllo, ma forse sono i blocchi che ci controllano. Ecco allora che alcune sensazioni di dolore nel corpo potrebbero richiamare ricordi che si sono stabiliti in quella zona: nella pratica si possono invitare i ricordi associati a questa tensione a sorgere, con calore e compassione.

 

   “La chiave per praticare il Kum Nye non è etichettare, manipolare o cercare di fare in modo che le sensazioni significano qualcosa. Quando nella mente sorge un giudizio, lo si usi come un segnale per entrare più profondamente nelle impressioni e nelle sensazioni. Si osservi quali organi, tessuti e muscoli si stanno risvegliando; si penetri in queste parti e si esplori. Si sente dolore o gioia, forse calore o energia? Qual è la natura delle esperienza, i suoi toni e i suoi caratteri?[…] Ciò che accade è ciò che si sta facendo. Non c’è bisogno di fare domande o di riferire a se stessi quello che sta accadendo. Le sensazioni esprimono semplicemente se stesse. Imparando a rilassarci tendiamo a pensare che c’è uno scopo e che bisogna fare qualcosa per raggiungerlo. La tendenza a compiere uno sforzo è sempre nel fondo della mente, e può diventare un ostacolo al rilassamento[…] non c’è niente di specifico da fare per rilassarsi. Quando ci si rende conto di ciò si impara a rilassarsi più in fretta.[…] A misura che i pensieri rallentano, sorge l’armonia interna. Ne deriva un senso di sollievo di sicurezza interiore. Alla fine si scoprirà che sensazioni di gioia, tranquillità e armonia si espandono fino a che li si percepisce come l’espandersi dell’universo, e non si è consapevoli di nient’altro.[…] Ci rendiamo conto che il nostro organismo vivente non è diverso da una nuvola che prende forma e poi si dissolve. Non vediamo più il corpo come una cosa fissa, solida: sperimentiamo noi stessi come un processo di continua corporalità che in qualsiasi dato momento si manifesta come un’entità fisica e ha la capacità di rigenerarsi continuamente. Non appena ci rendiamo conto che il corpo non è una macchina fisica ma un’incarnazione di valori e di sensibilità, cominciamo a comprendere un modo di essere che è oltre la solita polarità di “esistenza” e di “non esistenza”. (tratto da Il Rilassamento Kum Nye di Tarthang Tulku).

Il Kum Nye riesce ad equilibrare due approcci, quello fisico e quello psicologico, conducendo le energie verso un flusso calmo e consapevole. La pratica prevede naturalmente una disciplina e un percorso graduale per iniziare ad aprirci alle sensazioni e alle emozioni, per unire mente e corpo ed arricchire la propria esperienza e vivere così in modo più armonioso.

   

Gli esercizi del Kum Nye ci aiutano ad entrare nella naturalezza del gesto, dove non è richiesto un fare, ma, semplicemente, uno stare. Stare col respiro, respiro che muove, muove l’aria, muove il corpo, gli organi e nulla è più come il respiro precedente. Tutto è in trasformazione, tutto è in connessione, interdipendente. Restare, stare nel silenzio è aprirsi a tanti suoni, dentro e fuori se stessi, senza preferenze, senza uno scopo preciso.

 Il Kum Nye, a mio umile avviso, ci fa riconoscere il suono dell’Universo tutto in noi stessi, ci aiuta a riprendere quel distacco dalle stelle per comprendere che siamo parte di esse e poter, così, tornare a Casa!